Beni comuni, Diritti, Famiglia, Politica

La scuola che vorrei…

“Un Paese che distrugge la sua scuola non lo fa mai solo per i soldi,

perche le risorse mancano o i costi sono eccessivi.

Un Paese che demolisce l’istruzione é già governato da quelli che 

dalla diffusione del sapere hanno solo da temere”

ITALO CALVINO

 

Da circa due settimane molti bambini e ragazzi hanno ricominciato ad andare a scuola. Per molti era la prima volta, per altri no. Eppure credo che tutti, compresi i genitori e gli insegnanti, abbiano sempre delle aspettative e delle chiare speranze rispetto alla scuola.

Negli ultimi anni in Italia si è parlato poco della scuola e pochi fondi economici sono stati investiti per renderla migliore ed efficiente; anzi i tagli finanziari sono stati fatti soprattutto in questo settore a scapito dei nostri figli e degli insegnanti che si dedicano alla formazione di intere generazioni.
Quest’anno il decreto del Ministro dell’Istruzione Carrozza prevede un investimento di 400 milioni di euro che potrebbero ridare un po’ di speranza e permettere azioni concrete a favore di alunni e insegnanti.
Rispetto a tutto il lavoro da fare per adeguare gli edifici scolastici e assumere nuovi docenti, potrebbe sembrare una goccia nel mare, ma è un inizio importante perché, dopo molti anni, la scuola rientra al centro delle politiche attuali, almeno a parole.

Ma quale tipo di scuola desideriamo e sogniamo oggi per i nostri ragazzi?
E, soprattutto, quale scuola vorrebbero avere i bambini?

La nostra tanto attaccata Costituzione, all’art.34 parla di una scuola aperta a tutti, che sostiene anche chi è privo di mezzi economici per raggiungere i gradi più alti degli studi.

E allora, come molti, vorrei una scuola con le porte e le finestre “spalancate” che sappia accogliere i bambini e i ragazzi di qualsiasi provenienza culturale senza escludere nessuno e che si arricchisca della loro diversità e particolarità.

Vorrei una scuola che non si limitasse ad istruire, ma a formare per la vita e a mostrare nuove e possibili vie di convivenza e di partecipazione.

Vorrei anche una scuola dove i maestri e i professori entrino perché amano il loro mestiere e vogliono stimolare la curiosità nei loro studenti, senza avere la preoccupazione di un contratto di lavoro che scade o di uno stipendio poco adeguato al loro impegno.

Vorrei una scuola che sappia coinvolgere, nel rispetto dei singoli ruoli, i genitori nella formazione dei loro figli, con il chiaro obiettivo che insieme si possono formare persone forti e preparate alla vita.

Vorrei una scuola che rispetti e aiuti chi ha abilità diverse e possa contare su maestri di sostegno che sappiano accompagnarli nel loro cammino con tutti gli strumenti e i supporti più adeguati.

Vorrei una scuola supportata economicamente e culturalmente dallo Stato perché il sapere rende gli uomini liberi.

Vorrei vedere anche regole e programmi per la scuola, uguali in tutta l’Europa (se non in tutto il mondo) perché la cultura non dovrebbe avere confini, ma anzi andrebbe condivisa e perché i bambini, insieme ai loro insegnanti e ai loro genitori, dovrebbero avere gli stessi diritti e le stesse opportunità, a prescindere dal luogo in cui vivono.

Sono solo i sogni di alcuni visionari? Non credo!
Per esperienza, quando si parla con i bambini e i ragazzi, si capisce che loro hanno le idee chiare su quello che vogliono e spesso sono più saggi di molti degli adulti che non sanno o, peggio, non vogliono ascoltarli.

Forse ci vorrà ancora molto tempo per realizzare tutti questi desideri, ma il benessere di tutti sarà determinato anche da quanto i governi sapranno investire nella formazione delle loro attuali e future generazioni di giovani.
Gli adulti di oggi, insieme ai loro governanti, hanno questa precisa responsabilità e nessuno può tirarsi indietro.